“I teli geotessili – spiega Vania Zampati – riescono a ridurre del 52% la fusione del ghiaccio. Il Presena è una risorsa preziosissima per noi e l’operazione di copertura con i teli geotessili è cominciata nel 2008, quando a metà ghiacciaio sono cominciate ad affiorare le rocce sottostanti. Abbiamo valutato la situazione già allora, stabilendo che il rischio era troppo grande”. All’epoca, dice ancora Zampati, fu “fatto un primo tentativo, iniziando a coprire una superfice di 40mila metri quadrati con i teli, che hanno dimostrato subito la loro validità. Alla fine dell’estate, infatti, al di sotto dei teli che vengono rimossi, rimane uno strato di due metri, due metri e mezzo di ghiaccio. Questi risultati incoraggianti ci hanno spinto a portare avanti il progetto”.
Dal 2008 ad oggi sono passati 14 anni, e l’operazione ‘salvataggio’ prosegue su scala più ampia. “Oggi riusciamo a coprire una superfice molto più vasta, 110mila metri quadrati – spiega Vania Zampati -. Questo ci permette, a fine estate, di avere 130mila metri cubi di neve e di ghiaccio, che rappresentano la base per la stagione sciistica successiva.
Quindi una risorsa importantissima per lo sci, ma, naturalmente, anche per l’ambiente, perché si tratta di acqua che rimane sul territorio. Nel 2008 c’era il rischio concreto che il ghiacciaio si spezzasse a metà, i teli ci hanno permesso di mantenerlo unito, e quindi di mantenerne la sciabilità fino ad oggi”.
L’operazione però, per quanto fornisca una ‘boccata d’ossigeno’ per il ghiacciaio, è tutt’altro che definitiva. “Naturalmente siamo consapevoli che questo è solo un tentativo di prolungare la vita del ghiacciaio”, spiegano ancora dal Consorzio Ponte di Legno. “Purtroppo non saremo in grado di salvarlo: per farlo sarebbero necessarie delle politiche globali sul clima e la riduzione delle temperature. Questo è un anno particolarmente caldo e veniamo da un inverno privo di precipitazioni nevose: queste temperature così alte non si erano mai registrate a queste quote, soprattutto per periodi così prolungati. Il nostro ghiacciaio è in forte sofferenza come tutti i ghiacciai delle Alpi: lo si nota chiaramente sia dall’acqua che scorre lungo le rocce, sia dalla differenza che salta all’occhio tra la superfice coperta dai teli e quella che invece resta scoperta, dove il ghiaccio si è completamene sciolto”.
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