La speaker della Camera è scesa dalla scaletta del Boeing C-40C della Us Air Force appena atterrato al Taipei Songshan Airport accolta dal ministro degli Esteri taiwanese Joseph Wu, secondo la diretta streaming voluta dallo stesso ministero. Pelosi è la prima speaker a visitare l’isola dopo quella del del 1997 di Newt Gingrich. In prossimità dell’arrivo del suo aereo, l’iconico grattacielo della capitale, il Taipei 101, ha lanciato i banner luminosi: “benvenuta a Taiwan, grazie speaker Pelosi, Taiwan ama gli Usa”.
Cresce la tensione intorno alla possibile visita della speaker della Camera dei rappresentanti americana a Taiwan.
Taiwan ha dovuto rafforzare le misure di sicurezza a causa di una minaccia di bomba all’aeroporto internazionale di Taoyuan, mentre la speaker è attesa a quello di Songshan, usato per fini civili e militari. L’Ufficio di polizia aeroportuale ha riferito di aver assegnato una squadra speciale per garantire la sicurezza sulla scia della minaccia, secondo cui tre ordigni esplosivi sarebbero stati collocati nell’aeroporto di Taoyuan.
Né il presidente Tsai Ing-Wen né il suo ufficio hanno hanno rilasciato dichiarazioni a conferma o smentita della visita di Pelosi Nessuna delle più alte cariche degli Stati Uniti d’America ha messo piede a Taiwan negli ultimi 25 anni e la possibile visita di Pelosi ha provocato una serie di dichiarazioni bellicose da parte di Pechino. Le Forze armate cinesi “non staranno a guardare”, ha avvertito il portavoce del ministero degli Esteri, Zhao Lijian, assicurando che il suo paese “prenderà sicuramente contromisure decise e forti a difesa della sovranità e integrità territoriale”.
Le contromosse di Pechino sono già in arrivo: nella notte ha sospeso l’import di beni alimentari da oltre 180 imprese di Taiwan, una decisione che secondo i media di Taipei “causerà un duro colpo” all’industria alimentare locale, tra agricoltura e pesca”. Inoltre, dopo segnalazioni simili ieri notte, aerei da guerra cinesi sono stati avvistati questa mattina sulla linea mediana dello Stretto di Taiwan. Secondo la Reuters, inoltre, da ieri navi da guerra sono presenti in prossimità della linea di separazione. Secondo alcune fonti gli aerei cinesi hanno ripetutamente eseguito manovre tattiche “toccando” la linea mediana, azioni queste considerate provocatorie.
A Washington, il portavoce del Consiglio per la Sicurezza Nazionale, John Kirby, ha precisato ieri che “Pelosi non ha ancora annunciato una visita a Taiwan e sta a lei decidere”. “Niente è cambiato nella politica degli Stati Uniti” verso Taiwan, “non ne sosteniamo l’indipendenza”, ha ribadito. “Pelosi ha il diritto di andare a Taiwan”, ha aggiunto, sottolineando che la Cina sa che negli Stati Uniti “c’è la separazione dei poteri e la Camera è un ramo indipendente”. Pechino, ha insistito il portavoce, “non dovrebbe creare una crisi” su questo. “Ci sono stati speaker e rappresentanti del Congresso che hanno visitato Taiwan nel passato”, ha riassunto Kirby, che ha chiesto a Pechino che “non usi una visita come pretesto per alzare il livello della tensione”.
La risposta è arrivata dall’l’ambasciatore cinese delle Nazioni Unite, Zhang Jun, che ha sottolineato come “una visita del genere è molto pericolosa, molto provocatoria”. “Se una visita del genere si verifica, minerà anche le relazioni tra la Cina e gli Stati Uniti”, secondo il quale la possibile visita di Pelosi non dovrebbe essere paragonata a quella del 1997, fatta dall’allora speaker della Camera Newt Gingrich, perché “un errore iniziale non rende legittimo il quello seguente”. “Faremo tutto il possibile per difendere la nostra sovranità e integrità territoriale”, ha concluso Zhang. Da parte sua, la portavoce del ministero degli Esteri Hua Chunying ha ribadito che la visita a Taiwan sarebbe “sconsiderata e provocatoria”, aggiungendo che la responsabilità per ogni possibile conseguenza sarebbe da attrituire soltanto agli Usa. La parte statunitense “si assumerà la responsabilità e pagherà il prezzo per aver minato la sovranità e gli interessi della Cina”, ha sottolineato Hua, secondo la quale Cina e Usa “hanno mantenuto i contatti a livelli diversi” nella speranza che “i funzionari americani capiscano l’importanza e la sensibilità del problema e quanto possa essere pericoloso”
Il ministero della Difesa di Taipei, nel frattempo, ha detto che le il suo esercito è “determinato, capace e fiducioso” di poter proteggere l’isola dalle crescenti minacce della Cina per la possibile visita sull’isola di Pelosi. “Stiamo preparando meticolosamente vari piani e le truppe adeguate saranno inviate per rispondere in linea con i regolamenti di risposta alle situazioni di emergenza e alla minaccia posta dal nemico”, ha reso noto il dicastero in un comunicato.
E la Russia ha confermato il suo appoggio all’alleato cinese, accusando gli Stati Uniti di “destabilizzazione” in merito alla possibile visita di Pelosi.
“Washington sta portando destabilizzazione nel mondo. Non ha risolto un singolo conflitto negli scorsi decenni, ma ne ha provocati molti”, ha detto sui social media Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, dopo la messa in guardia da parte della Cina contro la visita dell’isola, che Pechino considera come proprio territorio.
E intanto le Borse asiatiche hanno chiuso in forte calo: Shanghai -2,29%, Shenzhen -2,92%, Hong Kong -2,36%.
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