Utilizzando gli strumenti del mockumentary (finto documentario) arrivano così a un pubblico più ampio le avventure di Brian e Charles, create da David Earl quasi 10 anni fa per le sue esibizioni nei club di stand up comedy. Poi si sono sviluppate in un finto show radiofonico su internet, che ha dato l’idea a Chris Hayward di dare una forma ‘fisica’ alla voce di Charles. Ne è nato così uno spettacolo di successo in coppia prima trasformato in un corto e ora in un lungometraggio coprodotto da Channel 4. Un viaggio nel quale la comicità più acre degli spettacoli live si è addolcita in forma di favola moderna. “Brian negli spettacoli aveva un’attitudine più conflittuale – spiega in conferenza stampa a Roma Hayward che è anche cosceneggiatore con Earl -. Abbiamo voluto dargli un po’ più i tratti di uno ‘sfavorito’, un escluso, rendendo il personaggio un po’ più piacevole, volevamo che il pubblico tifasse per lui”. Così il gallese Brian nel film è un uomo ottimista, spiritoso e gentile, inventore di cose poco utili, che vive una vita semplice, soffre i bulli e la solitudine. Il tentativo di assemblare con elementi raccolti nelle discariche, un bizzarro robot/ amico, all’inizio sembra fallire, ma all’improvviso Charles prende vita. Il suo percorso è come quello di un figlio: da neonato a bambino ingenuo con tanta voglia di imparare, ad adolescente ribelle, a ventenne con il desiderio di esplorare il mondo. Il genitore/amico Brian tra un’avventura e l’altra con Charles trova anche il coraggio di aprirsi all’altrettanto timida e sensibile Hazel (Louise Brealey). Per la storia “mi sono anche ispirato al rapporto con il mio primo figlio che quando portavo in giro lo spettacolo era adolescente – racconta Earl -. Come capita sempre ai teenager, a 14, 15 anni, non mi voleva più molto intorno, e io ne soffrivo, lo consideravo ancora un bambino. Volevamo dare quella verità emotiva al film”.
L’idea di girare in Galles è venuta “dal volere un paesaggio che riflettesse la solitudine di Brian” dice il regista, che ha pensato di utilizzare lo stile del mockumentary “perché è più libero e anarchico”. Poi, aggiunge Hayward, “sia io che David siamo cresciuti in campagna, ne conosciamo le dinamiche – sottolinea -. E paesaggi come quelli del Galles sono un mix di bellezza e asprezza che si adatta a questo racconto”. I due autori e attori non vedono l’ora di incontrare il giovane pubblico di Giffoni: “Ci piacerebbe se il film stimolasse la loro fantasia – spiegano – e magari gli desse la voglia di creare qualcosa”. Sono già in cantiere altri capitoli in diverse forme per Brian e Charles? “Chi lo sa – rispondono -. Potrebbe diventare una serie, o un musical, o un libro per bambini… vediamo prima come andrà il film”.
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